Il narcisismo è un disturbo della personalità complesso e multifacetato, caratterizzato da un senso grandioso di sé, bisogno di ammirazione e mancanza di empatia. Tuttavia, il narcisismo non si presenta sempre in modo uniforme. I narcisisti possono indossare diverse “maschere” per nascondere la loro vera natura e manipolare gli altri. Queste maschere sono meccanismi di difesa che aiutano a mantenere la loro fragile autostima e a gestire le interazioni sociali. In questo articolo, esploreremo le varie maschere del narcisismo e forniremo consigli su come i coach possono aiutare i loro clienti a riconoscerle e a gestire le relazioni con i narcisisti.
Cos’è il narcisismo?
Prima di esplorare le maschere del narcisismo, è importante comprendere le basi di questo disturbo della personalità. Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) è caratterizzato da:
- Un senso grandioso di importanza: I narcisisti tendono a sopravvalutare le proprie abilità e realizzazioni.
- Fantasie di successo illimitato: Possono avere fantasie di potere, brillantezza, bellezza o amore ideale.
- Bisogno di ammirazione: Richiedono un costante approvvigionamento di attenzione e ammirazione dagli altri.
- Senso di diritto: Si aspettano trattamenti speciali e che i loro desideri siano soddisfatti.
- Sfruttamento interpersonale: Utilizzano gli altri per raggiungere i propri fini.
- Mancanza di empatia: Hanno difficoltà a riconoscere o identificarsi con i sentimenti e i bisogni degli altri.
- Invidia: Possono essere invidiosi degli altri o credere che gli altri li invidino.
- Comportamenti arroganti e altezzosi: Possono mostrare atteggiamenti e comportamenti arroganti e superiori.
Le maschere del narcisismo
I narcisisti spesso indossano maschere diverse per nascondere le loro vulnerabilità e manipolare le percezioni degli altri. Ecco le dieci maschere più comuni del narcisismo:
- Il Perfezionista
- Descrizione: Questa maschera si manifesta quando il narcisista si presenta come impeccabile, esigendo perfezione da sé stesso e dagli altri.
- Motivazione: Il perfezionismo serve a mascherare l’insicurezza interna e a mantenere un’immagine di infallibilità.
- Comportamento: Critiche eccessive verso sé stessi e gli altri, ossessione per i dettagli, incapacità di tollerare errori.
- L’Empatico fasullo
- Descrizione: Questa maschera è indossata da narcisisti che fingono empatia per manipolare gli altri.
- Motivazione: L’obiettivo è guadagnare la fiducia e l’ammirazione degli altri attraverso una falsa dimostrazione di comprensione emotiva.
- Comportamento: Ascolto attento, offerte di aiuto superficiale, utilizzo delle vulnerabilità altrui a proprio vantaggio.
- Il Martire
- Descrizione: Il narcisista si presenta come una vittima, lamentando continui sacrifici personali.
- Motivazione: Questo comportamento manipolativo serve a ottenere simpatia e giustificare la mancanza di responsabilità.
- Comportamento: Lamentele costanti, drammatizzazione dei sacrifici personali, ricerca di conferme e consolazione.
- Il Salvatore
- Descrizione: Questa maschera viene indossata da narcisisti che si presentano come salvatori, pronti a risolvere i problemi degli altri.
- Motivazione: La posizione di salvatore permette di mantenere il controllo e sentirsi indispensabili.
- Comportamento: Offerte di aiuto non richiesto, imposizione di soluzioni, minimizzazione delle capacità altrui.
- Il grande inquisitore
- Descrizione: Si tratta del narcisista che si presenta come un critico o giudice infallibile.
- Motivazione: Mantenere una posizione di superiorità intellettuale e morale sugli altri.
- Comportamento: Critiche severe, atteggiamenti giudicanti, arroganza intellettuale.
- Il Competitivo
- Descrizione: Il narcisista che vede ogni situazione come una competizione che deve vincere.
- Motivazione: Il bisogno di essere visto come il migliore in ogni contesto.
- Comportamento: Comportamenti aggressivi, minimizzazione dei successi altrui, esagerazione dei propri successi.
- L’Intellettuale
- Descrizione: Questa maschera si manifesta quando il narcisista si presenta come un sapiente o un intellettuale superiore.
- Motivazione: Mascherare le insicurezze attraverso l’esibizione di conoscenze e competenze.
- Comportamento: Uso di un linguaggio complesso, esibizione di conoscenze su vari argomenti, sminuimento delle opinioni altrui.
- Il Ribelle
- Descrizione: Il narcisista si presenta come un anticonformista, ribellandosi alle norme sociali.
- Motivazione: Distinguersi dagli altri e giustificare la propria incapacità di adattarsi.
- Comportamento: Comportamenti provocatori, critiche alle istituzioni, atteggiamenti di superiorità morale.
- Il Seduttore
- Descrizione: Il narcisista utilizza il fascino e la seduzione per manipolare e controllare gli altri.
- Motivazione: Ottenere potere e controllo attraverso l’attrazione fisica ed emotiva.
- Comportamento: Flirt, lusinghe e manipolazioni emotive, ricerca costante di ammirazione.
- Il Carismatico
- Descrizione: Questa maschera si manifesta quando il narcisista si presenta come un leader carismatico.
- Motivazione: Ottenere potere, controllo e ammirazione attraverso la leadership.
- Comportamento: Discorso eloquente, abilità di convincere e influenzare gli altri, costruzione di un’immagine di leader indiscutibile.
I rischi del narcisismo
Conoscere le maschere del narcisismo è fondamentale per riconoscere i comportamenti manipolatori e proteggersi dai rischi associati. Ecco alcuni rischi comuni:
- Manipolazione emotiva: I narcisisti utilizzano le loro maschere per manipolare le emozioni degli altri, ottenendo controllo e potere.
- Danneggiamento delle relazioni: Le relazioni con i narcisisti possono diventare tossiche, con dinamiche di sfruttamento e abuso emotivo.
- Danno alla salute mentale: Essere coinvolti con un narcisista può causare stress, ansia, bassa autostima e, in alcuni casi, disturbi post-traumatici da stress.
- Isolamento sociale: I narcisisti possono isolare le loro vittime dalle reti di supporto sociale, rendendole più vulnerabili alla manipolazione.
Il narcisismo e la crescita personale
Nonostante i rischi, riconoscere e comprendere le dinamiche del narcisismo può essere un elemento di crescita personale. Ecco come:
- Consapevolezza: Imparare a riconoscere le maschere del narcisismo può aumentare la consapevolezza e la capacità di difendersi.
- Autostima: Rafforzare la propria autostima e stabilire confini chiari può proteggere dalle manipolazioni narcisistiche.
- Resilienza: Superare l’esperienza con un narcisista può sviluppare la resilienza e la capacità di affrontare situazioni difficili.
- Relazioni sane: Imparare a identificare comportamenti narcisistici può aiutare a costruire relazioni più sane e genuine.
Conclusioni
Riconoscere le diverse maschere del narcisismo è fondamentale per comprendere e gestire efficacemente le dinamiche complesse che possono emergere nelle relazioni personali e professionali. Come coach, sviluppare una conoscenza approfondita di questi meccanismi può non solo migliorare la qualità delle vostre sessioni, ma anche proteggere i vostri clienti dalle manipolazioni emotive e promuovere relazioni più sane e autentiche.
Se sei un coach motivato a specializzarti in questo campo e desideri approfondire le tue competenze sul narcisismo, ti invito a contattarmi. Offro consulenze personalizzate e workshop dedicati che ti forniranno gli strumenti e le conoscenze necessari per riconoscere e gestire i comportamenti narcisistici, aiutando i tuoi clienti a costruire relazioni più equilibrate e consapevoli.
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Rudolf Steiner: i 6 esercizi
PRIMO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL PENSARE O GIUSTO PENSIERO La prima condizione consiste nel conquistare un pensiero perfettamente chiaro. A questo scopo bisogna liberarsi – almeno per un breve momento della giornata, anche per cinque minuti (ma più il tempo è lungo, meglio è) – dei pensieri che si muovono come fuochi fatui. Bisogna diventare padroni del mondo dei propri pensieri. Non se n’è padroni fin quando uncondizionamento esteriore (la professione, una tradizione qualsiasi, le condizioni sociali, il fatto stesso di appartenere a un certo popolo, il momento della giornata, certi gesti che noi compiamo) ci detta un determinato pensiero e il modo stesso di svolgerlo. Durante quel breve momento di cui si è detto, con una volontà del tutto libera, dobbiamo svuotare la nostra anima del corso abituale e quotidiano dei pensieri e – di nostra propria iniziativa – porre un pensiero al centro della nostra anima. Non è necessario credere che debba essere un pensiero eccezionale o di particolare interesse. Il risultato interiore che ci si propone di raggiungere si ottiene meglio se, all’inizio, ci si sforza di scegliere un pensiero anche non interessante e il più insignificante possibile. La forza dell’attività propria del pensare – che è ciò che importa – viene da ciò maggiormente stimolata, mentre un pensiero che è interessante trascina da sé il pensare. E’ preferibile eseguire questo esercizio di controllo dei pensieri concentrandosi su uno spillo piuttosto che su Napoleone. Ci si dice: “Parto ora da questo pensiero e di mia personale iniziativa gli associo tutto ci. che gli si può ricollegare obiettivamente”. Alla fine dell’esercizio quel pensiero deve permanere nell’anima altrettanto vivo e colorito che all’inizio. Bisogna eseguire questo esercizio ogni giorno, almeno per un mese. Si può ogni giorno scegliere un nuovo pensiero ma anche conservare lo stesso pensiero per diversi giorni. Alla fine di un esercizio di questo genere bisogna cercare di prendere pienamente coscienza del sentimento interiore di fermezza e sicurezza che la sottile attenzione portata alla nostra anima ci farà presto rilevare. Poi si terminal’esercizio immaginando la propria testa e la linea mediana della schiena, come se si volesse riversare questo sentimento in tali parti del corpo. SECONDO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL VOLERE O GIUSTA AZIONE Dopo essersi esercitati così per un mese circa, ci si ponga un ulteriore proposito. Si tenti di immaginare una qualsiasi azione, che secondo il corso abituale delle proprie occupazioni non ci si sarebbe certamente mai proposti di compiere. Di questa azione si faccia di per sé un dovere quotidiano. Come azione da eseguire sarà bene scegliersi un’azione che possa essere compiuta ogni giorno per una durata più lunga possibile. Anche qui è meglio cominciare con un’azione insignificante, che occorre, per così dire, sforzarsi di compiere: per esempio, ci si può proporre di andare ad innaffiare in un preciso momento del giorno una pianta che si èacquistata. Dopo un certo periodo, a questa prima azione se ne deve aggiungere una seconda, poi una terza, eccetera, sempre che il compimento di tutti gli altri doveri ne offri la possibilità. Anche quest’esercizio deve essere eseguito per un mese. Durante questo secondo mese, tuttavia, bisogna il più possibile perseverare nell’esecuzione del primo esercizio, pur non facendone un dovere quasi esclusivo come nel primo mese. Non bisogna perderlo di vista: altrimenti ci si accorgerebbe ben presto che i frutti del primo mese si sono persi e che è ricominciato il solito vagare dei pensieri non controllati. Una volta acquisiti questi frutti, bisogna pertanto badare a non perderli. Dopo aver fatto esperienza di una tale azione scelta di propria iniziativa e compiuta come secondo esercizio, si prenda coscienza, attraverso un’attenzione sottile, del sentimento di impulso interiore verso l’agire, destatosi nell’anima e lo si riversi, per così dire, nel proprio corpo in modo da farlo discendere o fluire dalla testa al cuore. TERZO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL SENTIRE, CHIAMATO ANCHE IMPERTURBABILITA’ O EQUANIMITA’ OVVERO GIUSTO SENTIMENTO Il nuovo esercizio che va posto al centro della vita durante il terzo mese è l’educazione a una certa equanimità di fronte alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza; la contrapposizione “esultanti di gioia e tristi fino alla morte” deve far posto, attraverso uno sforzo cosciente, a un’equanimità dell’anima. Si faccia attenzione al fatto che nessuna gioia cifaccia perdere la testa, che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l’eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio, eccetera. Non si tema, con questo esercizio, di far inaridire o impoverire l’anima; si noterà, al contrario, che grazie a questo esercizio, al posto di ciò che di solito si avverte sorgono qualità pure; soprattutto, attraverso un’attenzione sottile, si potrà scoprire in sé, nel proprio corpo, una condizione di calma interiore; si riversa questa calma nell’ organismo – come nei due casi precedenti – facendola irraggiare dal cuore verso le mani, i piedi e infine la testa. E’ evidente che, riguardo a quest’ultimo caso, non si può far ciò dopo ogni esercizio, perché non si tratta in fondo di un esercizio isolato, bensì di una attenzione costante diretta verso la vita interiore. Occorre però, almeno una volta al giorno, evocare dinanzi all’anima questa calma interiore ed esercitarsi a riversare, a far fluire questo sentimento dal cuore verso le mani, poi i piedi, infine la testa. Si continuerà a eseguire il primo e il secondo esercizio durante il terzo mese, come si è continuato il primo esercizio nel secondo mese. QUARTO ESERCIZIO: POSITIVITA’, CHIAMATA ANCHE TOLLERANZA O INDULGENZA OVVERO GIUSTO GIUDIZIO Nel quarto mese occorre seguire come nuovo esercizio quello chiamato “della positività”. Esso consiste nel ricercare costantemente in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, di eccellente vi è contenuto. Ciò che meglio definisce questa qualità dell’anima è una leggenda persiana sul Cristo Gesù. Camminava lungo una via con i suoi discepoli, quando videro sul ciglio della strada, il cadavere di un cane in uno stato già avanzato di decomposizione. Di fronte a quel raccapricciante spettacolo i discepoli volsero lo sguardo dall’altra parte; solo il Cristo si fermò, guardò il cane con aria pensosa e disse: “Che bei denti aveva questo animale!”. Dove gli altri avevano visto soltanto una realtà ripugnante e sgradevole, egli vedeva il bello. Così il discepolo dell’esoterismo deve sforzarsi di cercare in ogni fenomeno e in ogni essere ciò che vi è di positivo. Noterà ben presto che sotto la coltre della ripugnanza si nasconde una certa bellezza; che sotto le sembianze di un criminale si nasconde qualcosa di buono; sotto le sembianze di un pazzo si cela in qualche modo un’anima divina. Questo esercizio si accostaa ciò che si chiama “astenersi dalla critica”. Non bisogna interpretare ciò come se si dovesse denominare nero il bianco e bianco il nero. Ma c’è una differenza tra un giudizio che nasce soltanto dalla reazione personale o dall’impressione personale di simpatia o antipatia e una tutt’altra attitudine secondo la quale ci si immerge con amore nel fenomeno o nell’essere che ci è dinanzi, chiedendosi ogni volta:”Com’è giunto a essere ciò che è, a fare quel che ha fatto?”. Questa attitudine spinge, del tutto spontaneamente, a sforzarsi di aiutare ciò che è imperfetto, piuttosto che biasimarlo o criticarlo soltanto. E’ priva di valore l’obiezione che, in moltecircostanze della vita umana, è necessario biasimare e giudicare, perché inogni caso queste condizioni di vita sono tali da impedire di seguire una vera disciplina occulta. Esistono, in effetti, numerose condizioni di vita che non consentono di seguire correttamente questa disciplina. In questo caso non bisogna voler conseguire con impazienza, nonostante tutto, queiprogressi che si possono realizzare soltanto in certe condizioni. Chiunqueabbia rivolto per un intero mese la sua attenzione al lato positivo di tuttociò che incontra noterà a poco a poco che nella sua interiorità affiora un sentimento che gli dà l’impressione che la sua pelle divenga permeabile in tutte le direzioni e che la sua anima si apra vastamente a tutti quei fatti segreti e sottili che gli si svolgono attorno e che prima fuggivano del tutto alla sua attenzione. Si tratta proprio di combattere contro la mancanza di attenzione che esiste in tutti di fronte a questi fatti sottili. Una volta osservato che questo sentimento si manifesta nell’anima sotto forma di felicità, si cerchi di dirigere questo sentimento, come fosse un pensiero, verso il cuore, di farlo fluire di là verso gli occhi e da questi ultimi verso l’esterno, nello spazio di fronte a sé e attorno a sé. Si noterà che si acquista così un’intima relazione con lo spazio. Si va oltre se stessi, ci si dilata, per così dire. Si impara a considerare una parte del proprio ambiente come qualcosa che fa anche parte di se stessi. Questo esercizio richiede una buona dose di concentrazione e soprattutto il riconoscimento di un fatto: ogni moto passionale dell’anima, ogni tempesta emotiva, distrugge da cima a fondo questa attitudine dell’anima. Si ripetano gli esercizi già praticati come si è indicato per i mesi precedenti. QUINTO ESERCIZIO: SPREGIUDICATEZZA, CHIAMATA ANCHE APERTURA MENTALE, OBIETTIVITA’ O FIDUCIAContinua…
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