Guardandoti allo specchio: scopri te stesso e trasforma la tua vita

Quante volte ci fermiamo davanti a uno specchio e ci troviamo a giudicare la nostra immagine? Spesso, le parole che ci rivolgiamo sono dure, critiche, o addirittura sprezzanti. E non siamo soli: secondo una ricerca dell’American Psychological Association, l’85% delle persone lotta con l’autostima e il dialogo interiore negativo.

Questo articolo esplora come il coaching e il counseling possano trasformare il nostro rapporto con noi stessi. Attraverso il concetto di “specchio interiore”, impareremo a individuare le narrative negative, a riscriverle con amore e consapevolezza, e a vivere una vita più autentica e appagante.


Il potere dello specchio: uno strumento di consapevolezza

Lo specchio non riflette solo il nostro aspetto, ma anche le storie che raccontiamo su noi stessi. È un’opportunità unica per fermarci, guardarci negli occhi e chiederci: “Sto vivendo in linea con chi sono davvero?”

Perché ci giudichiamo così duramente?
  • Esperienze passate: Traumi e critiche ricevute possono aver piantato semi di dubbio e disistima.
  • Perfezionismo: La paura di sbagliare ci spinge a cercare un’ideale irraggiungibile.
  • Condizionamenti sociali: I media ci impongono standard di bellezza e successo irrealistici.

Coaching e Counseling: strumenti per riscrivere la narrativa

Come funziona il coaching personale?

Il coaching personale offre strumenti pratici per cambiare prospettiva e affrontare il dialogo interiore negativo. Non si tratta solo di motivazione, ma di un metodo concreto per:

  • Identificare i pensieri sabotanti.
  • Sviluppare un linguaggio interiore positivo.
  • Creare abitudini che favoriscano la crescita personale.
Il ruolo del counseling trasformativo

Il counseling va oltre il presente, aiutandoti a esplorare le radici delle tue convinzioni limitanti. L’obiettivo è trasformare traumi e schemi negativi in opportunità di evoluzione.

Punti di forza del counseling:

  • Comprendere il perché dei propri schemi.
  • Trovare strumenti per perdonarsi e accettarsi.
  • Coltivare resilienza emotiva.

Come instaurare un dialogo interiore amorevole

1. Fermati e ascoltati

Prima di iniziare la giornata, dedica qualche minuto al dialogo interiore. Uno specchio può diventare il tuo alleato.
Domande utili:

  • Come sto oggi?
  • Ho bisogno di qualcosa per sentirmi meglio?
  • Sto scegliendo parole che mi sostengono o che mi abbattono?
2. Sviluppa nuove abitudini mentali

Come il cibo che mangiamo, anche i pensieri influenzano la nostra energia. Scegli attentamente cosa nutrire.
Suggerimenti pratici:

  • Scrivi tre affermazioni positive ogni mattina.
  • Riduci l’esposizione a contenuti tossici sui social media.
  • Segui persone che condividono messaggi ispiranti e realistici.
3. Fai della cura di sé una priorità

Ritaglia tempo per te stesso, specialmente nei momenti di stress. È fondamentale creare spazi dove ricaricarti.
Esempio: Durante una vacanza natalizia caotica, puoi dedicare 10 minuti ogni mattina a un momento di silenzio o meditazione per centrarti.


Le sfide del cambiamento: riconoscerle e superarle

1. Affrontare le emozioni difficili

È normale sentirsi sopraffatti quando iniziamo a guardare più in profondità. Il supporto di un counselor può fare la differenza.

2. Resistere al perfezionismo

Ricorda che non è necessario essere perfetti per essere degni di amore e rispetto. La bellezza sta nella vulnerabilità e nell’autenticità.

3. Creare confini sani

Impara a dire di no a ciò che non ti serve, per dire sì a ciò che nutre la tua anima.


La trasformazione inizia da qui: una nuova narrativa

Scrivere una nuova storia richiede pratica e perseveranza. Ecco alcune frasi che puoi provare:

  • “Mi accetto così come sono oggi.”
  • “Sto facendo progressi, anche se piccoli.”
  • “Sono degno/a di amore e felicità.”

Conclusione: La bellezza di essere umani

Il viaggio verso l’autenticità non è lineare, ma vale ogni passo. Ogni volta che ti guardi nello specchio, scegli di vederti con occhi gentili. Scegli di riscrivere la narrativa che ti limita e di creare una vita che rifletta chi sei veramente.

Se senti che è arrivato il momento di trasformare il tuo dialogo interiore e di costruire una vita autentica, sono qui per accompagnarti.

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SECONDO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL VOLERE O GIUSTA AZIONE Dopo essersi esercitati così per un mese circa, ci si ponga un ulteriore proposito. Si tenti di immaginare una qualsiasi azione, che secondo il corso abituale delle proprie occupazioni non ci si sarebbe certamente mai proposti di compiere. Di questa azione si faccia di per sé un dovere quotidiano. Come azione da eseguire sarà bene scegliersi un’azione che possa essere compiuta ogni giorno per una durata più lunga possibile. Anche qui è meglio cominciare con un’azione insignificante, che occorre, per così dire, sforzarsi di compiere: per esempio, ci si può proporre di andare ad innaffiare in un preciso momento del giorno una pianta che si èacquistata. Dopo un certo periodo, a questa prima azione se ne deve aggiungere una seconda, poi una terza, eccetera, sempre che il compimento di tutti gli altri doveri ne offri la possibilità. Anche quest’esercizio deve essere eseguito per un mese. Durante questo secondo mese, tuttavia, bisogna il più possibile perseverare nell’esecuzione del primo esercizio, pur non facendone un dovere quasi esclusivo come nel primo mese. Non bisogna perderlo di vista: altrimenti ci si accorgerebbe ben presto che i frutti del primo mese si sono persi e che è ricominciato il solito vagare dei pensieri non controllati. Una volta acquisiti questi frutti, bisogna pertanto badare a non perderli. Dopo aver fatto esperienza di una tale azione scelta di propria iniziativa e compiuta come secondo esercizio, si prenda coscienza, attraverso un’attenzione sottile, del sentimento di impulso interiore verso l’agire, destatosi nell’anima e lo si riversi, per così dire, nel proprio corpo in modo da farlo discendere o fluire dalla testa al cuore. TERZO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL SENTIRE, CHIAMATO ANCHE IMPERTURBABILITA’ O EQUANIMITA’ OVVERO GIUSTO SENTIMENTO Il nuovo esercizio che va posto al centro della vita durante il terzo mese è l’educazione a una certa equanimità di fronte alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza; la contrapposizione “esultanti di gioia e tristi fino alla morte” deve far posto, attraverso uno sforzo cosciente, a un’equanimità dell’anima. Si faccia attenzione al fatto che nessuna gioia cifaccia perdere la testa, che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l’eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio, eccetera. Non si tema, con questo esercizio, di far inaridire o impoverire l’anima; si noterà, al contrario, che grazie a questo esercizio, al posto di ciò che di solito si avverte sorgono qualità pure; soprattutto, attraverso un’attenzione sottile, si potrà scoprire in sé, nel proprio corpo, una condizione di calma interiore; si riversa questa calma nell’ organismo – come nei due casi precedenti – facendola irraggiare dal cuore verso le mani, i piedi e infine la testa. E’ evidente che, riguardo a quest’ultimo caso, non si può far ciò dopo ogni esercizio, perché non si tratta in fondo di un esercizio isolato, bensì di una attenzione costante diretta verso la vita interiore. Occorre però, almeno una volta al giorno, evocare dinanzi all’anima questa calma interiore ed esercitarsi a riversare, a far fluire questo sentimento dal cuore verso le mani, poi i piedi, infine la testa. Si continuerà a eseguire il primo e il secondo esercizio durante il terzo mese, come si è continuato il primo esercizio nel secondo mese. QUARTO ESERCIZIO: POSITIVITA’, CHIAMATA ANCHE TOLLERANZA O INDULGENZA OVVERO GIUSTO GIUDIZIO Nel quarto mese occorre seguire come nuovo esercizio quello chiamato “della positività”. Esso consiste nel ricercare costantemente in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, di eccellente vi è contenuto. Ciò che meglio definisce questa qualità dell’anima è una leggenda persiana sul Cristo Gesù. Camminava lungo una via con i suoi discepoli, quando videro sul ciglio della strada, il cadavere di un cane in uno stato già avanzato di decomposizione. Di fronte a quel raccapricciante spettacolo i discepoli volsero lo sguardo dall’altra parte; solo il Cristo si fermò, guardò il cane con aria pensosa e disse: “Che bei denti aveva questo animale!”. Dove gli altri avevano visto soltanto una realtà ripugnante e sgradevole, egli vedeva il bello. Così il discepolo dell’esoterismo deve sforzarsi di cercare in ogni fenomeno e in ogni essere ciò che vi è di positivo. Noterà ben presto che sotto la coltre della ripugnanza si nasconde una certa bellezza; che sotto le sembianze di un criminale si nasconde qualcosa di buono; sotto le sembianze di un pazzo si cela in qualche modo un’anima divina. Questo esercizio si accostaa ciò che si chiama “astenersi dalla critica”. Non bisogna interpretare ciò come se si dovesse denominare nero il bianco e bianco il nero. Ma c’è una differenza tra un giudizio che nasce soltanto dalla reazione personale o dall’impressione personale di simpatia o antipatia e una tutt’altra attitudine secondo la quale ci si immerge con amore nel fenomeno o nell’essere che ci è dinanzi, chiedendosi ogni volta:”Com’è giunto a essere ciò che è, a fare quel che ha fatto?”. Questa attitudine spinge, del tutto spontaneamente, a sforzarsi di aiutare ciò che è imperfetto, piuttosto che biasimarlo o criticarlo soltanto. E’ priva di valore l’obiezione che, in moltecircostanze della vita umana, è necessario biasimare e giudicare, perché inogni caso queste condizioni di vita sono tali da impedire di seguire una vera disciplina occulta. Esistono, in effetti, numerose condizioni di vita che non consentono di seguire correttamente questa disciplina. In questo caso non bisogna voler conseguire con impazienza, nonostante tutto, queiprogressi che si possono realizzare soltanto in certe condizioni. Chiunqueabbia rivolto per un intero mese la sua attenzione al lato positivo di tuttociò che incontra noterà a poco a poco che nella sua interiorità affiora un sentimento che gli dà l’impressione che la sua pelle divenga permeabile in tutte le direzioni e che la sua anima si apra vastamente a tutti quei fatti segreti e sottili che gli si svolgono attorno e che prima fuggivano del tutto alla sua attenzione. Si tratta proprio di combattere contro la mancanza di attenzione che esiste in tutti di fronte a questi fatti sottili. Una volta osservato che questo sentimento si manifesta nell’anima sotto forma di felicità, si cerchi di dirigere questo sentimento, come fosse un pensiero, verso il cuore, di farlo fluire di là verso gli occhi e da questi ultimi verso l’esterno, nello spazio di fronte a sé e attorno a sé. Si noterà che si acquista così un’intima relazione con lo spazio. Si va oltre se stessi, ci si dilata, per così dire. Si impara a considerare una parte del proprio ambiente come qualcosa che fa anche parte di se stessi. Questo esercizio richiede una buona dose di concentrazione e soprattutto il riconoscimento di un fatto: ogni moto passionale dell’anima, ogni tempesta emotiva, distrugge da cima a fondo questa attitudine dell’anima. Si ripetano gli esercizi già praticati come si è indicato per i mesi precedenti. QUINTO ESERCIZIO: SPREGIUDICATEZZA, CHIAMATA ANCHE APERTURA MENTALE, OBIETTIVITA’ O FIDUCIAContinua…

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    È una ricerca continua, l’analisi di tutto, un gorgogliare di pensieri, una mente che lavora a 100 km/h, un cervello che gira senza sosta a tutta velocità. È sempre pensare, pensare costantemente, passare il tempo a sezionare e cercare costantemente una soluzione migliore. È anche sentirsi invasi dai pensieri. Perché mettiamo in discussione tutto tuttoContinua…