
“L’amore è diventato una delle pedine nell’infinito gioco della condizione umana in cui si contrappongono sicurezza e libertà: un gioco che vede attivamente coinvolti e impegnati – a volte con entusiasmo, altre volte con animosità – tutti noi che pratichiamo l’arte della vita e ne siamo i prodotti principali o secondari, i creatori, gli autori e gli attori…”
Zygmunt Bauman, Amore liquido
In questo periodo, mi sono chiesta diverse volte quale potesse essere il confine tra l’esprimere nell’ambito della coppia la propria volontà e le proprie richieste ed esigenze e quale potesse essere il confine che separa ciò che desideriamo per noi stessi e come questo possa essere espresso pur mantenendoci vulnerabili all’altro, ovvero in qualche modo nudi e permeabili al contatto d’amore.
La riflessione è decisamente complessa, poiché viviamo in una società in cui difficilmente siamo disponibili a metterci veramente sino in fondo e profondamente in gioco in una relazione d’amore. I confini di noi stessi sono labili, talvolta, e temiamo magari di andare in frantumi nell’esporre all’altro ciò che veramente sentiamo, ciò che vorremmo per noi stessi, cosa ci piacerebbe costruire in due e su quali orizzonti progettuali e immaginativi riusciamo a fantasticare, ciascuno per sé e ciascuno con l’altro da sé.
La coppia in cui uno più uno non fa due ma tre diventa quindi uno spunto da cui partire per riflettere, perché la somma di due individualità non può evolvere esclusivamente verso la fusione, tutt’altro. La presenza di una terza entità, costituita dalla somma dei due, in grado di costruire, attraverso un processo dinamico, la generazione del nuovo soggetto che è il “noi”, attiva una particolare interazione in cui nel campo ci sono due soggetti che generano emozioni, pensieri, sogni, progetti. Il legame fatto di scambio tra le due persone che formano la coppia, pur mantenendo una propria identità, fisionomia di soggetti distinti, la propria individualità, indipendenza, lo spazio per sé, per i propri sogni è una contaminazione dei confini originari ove c’è un enorme potenziale creativo e la possibilità di confrontarsi senza perdersi.
Eppure è molto difficile mantenere i propri confini, aprendosi all’altro e alle sue istanze, cominciando a desiderare insieme, attuando la forma della propria volontà, pur mantenendosi completamente in apertura e vulnerabili. Il terreno dell’influenza consapevole e inconsapevole, la coscienza della profondità e dell’intensità del legame, la capacità di abbandonare con il passare del tempo le reciproche proiezioni che ci hanno portati all’innamoramento per scoprire le vere forme dell’altro è forse la sfida più ardua.
L’abbandono delle idealizzazioni e delle illusioni a favore di sogni, utopie, progetti, speranze nell’arco disegnato dalle reciproche attese è forse in grado di permetterci di scoprire, dentro noi stessi e nell’altro, cosa di misterioso si cela e la vita ci porge per condividere una crescita profonda e intensa e vederci crescere come esseri dotati di umana profondità.