Le eggregore e le parole evocatrici

“…Un’eggregora è un soggetto energetico-informazionale del mondo sottile, creato dagli uomini e collegato ad alcuni stati, idee, desideri, aspirazioni umane.

Un’eggregora sorge necessariamente in presenza dell’uomo e usa, anche inconsapevolmente, l’energia del pensiero, della parola, o dell’azione. In questo contesto le tradizioni, le usanze, i riti, le festività, i miracoli e altre cose simili non sono altro che le azioni magiche. Più sono dettagliate e più sono osservate, maggiore è la loro influenza magica sulle persone.

Dal punto di vista della fisica, l’eggregora come una formazione di campo rappresenta un solitone (un “pacchetto” ondulatorio), o un risonatore. Prendiamo un collettivo di lavoro: basta che soltanto il 4% dei colleghi sostenga intensamente un’idea: la loro coscienza collettiva inizierà a funzionare in qualità di risonatore, influenzando gli altri.

Ammalandosi, l’uomo si allaccia all’eggregora di una certa malattia. Partono gli scambi tra lui e questa formazione. L’uomo alimenta questo parassita ondulatorio con i suoi pensieri, con le emozioni e sofferenze, mentre l’eggregora alimenta la stessa malattia nell’uomo. I momenti negativi nell’attività delle eggregore si manifestano quando queste iniziano ad appianare le individualità umane facendole corrispondere a certe idee; allora anche l’uomo inizia ad essere l’esecutore delle volontà delle eggregore.”

Boris Ratnikov

“Esistono delle eggregore naturali: del paese, della città, della famiglia. Andando a vivere in un altro paese l’uomo perde gradualmente il legame con questo tipo di eggregore. L’azione delle eggregore naturali si manifesta a livello genetico; per esempio, i prodotti alimentari cresciuti nel posto dove si vive apportano il maggior beneficio.

Le eggregore artificiali: delle religioni, dei movimenti sociali, dei partiti politici, del consumo (alcol, tabacco, giochi d’azzardo, shopping), delle enti, delle organizzazioni, degli ordini magici, delle sette, delle correnti filosofiche, delle scuole creative… ecc.

Oggi le eggregore dei soldi, dei partiti, dei paesi e delle religioni hanno raggiunto delle dimensioni notevoli. Forniscono ai loro adepti le informazioni/idee, ma li controllano anche. A volte spingono la gente a fare delle azioni che vogliono (nella maggior parte dei casi non è un male). Il problema sorge quando l’uomo cade sotto l’influenza delle eggregore distruttive (terrorismo, dipendenze, alcolismo, sette, ecc).

Anche la coscienza umana è una struttura energetico-informazionale che vibra con una determinata frequenza. Questa frequenza è individuale e la può influenzare soltanto un oggetto con una frequenza simile (“il simile attira il simile”). Una coscienza ad alta frequenza non può essere influenzata da un impulso con una frequenza bassa, una persona sviluppata spiritualmente è praticamente al di fuori dell’area delle influenze negative. 

Tra una persona e un’eggregora si stabilisce un CANALE capace di trasmettere un segnale che influenza la coscienza umana, ed esiste anche il canale inverso, dall’uomo all’eggregora.

Advanced Mind Institute Italia

Un’eggregora è inizialmente un pensiero che sta prendendo forma, qualunque sia l’argomento. Questa forma pensiero si unirà ad un pensiero collettivo simile ed entrambi si uniranno e “chiameranno” altri 10, 100, 1000, diventando così un’entità energetica. Un’eggregora è prodotta da una potente corrente di pensiero collettivo. Quando più persone si concentrano sullo stesso oggetto o pensiero con la stessa intensità, sviluppano un’energia comune. Tutti conosciamo questo effetto stimolante, lo abbiamo sperimentato quando lo condividiamo con gli altri a progetto emozionante o momento forte, che si tratti di una buona notizia o di una catastrofe. La concentrazione di più persone sullo stesso argomento, come quelli che stiamo vivendo in questo momento, genera  eggregore di rabbia, di frustrazione, attirando ancora più energie negative, e generando pensieri più oscuri, mantenendo in vita quello stato.

Creiamo soluzioni collettive,

fuori da questa situazione,

mandiamo luce

e non nebbia sull’umanità.

Creiamo quindi eggregore di gioia, amore, pace per tutti. È in questa condizione che si esce dalla palude. Più aumentano le energie della luce, più veloce se ne va l’oscurità. Prima usciremo dalla paura trasmessa, più serenamente vivremo”

Ale Gutierrez 

“Etimologicamente parlando, è comunemente ammesso che il termine proverrebbe dal greco égrègoros e, per estensione, dal verbo égregorao (“essere risvegliati”). L’egregore è spesso definito come un “guardiano”, un essere invisibile incaricato al tempo stesso di sorvegliare e di accompagnare. Per Virya cabalista erudito e rispettato, si potrebbe anche risalire a un’origine egiziana visto che la parola gre in egiziano significa “silenzioso”. Del resto, nelle correnti iniziatiche, l’egregore è spesso chiamato “guardiano silenzioso”.

Il primo autore designato come fonte della diffusione della parola “egregore” sarebbe Victor Hugo, nella sua poesia Le jour des rois pubblicata nel 1859; un estratto è in epigrafe a questo capitolo. In questi versi Hugo parla degli egregori come fossero spiriti, entità coscienti, che si potrebbero assimilare a entità del basso astrale.

Tuttavia, il termine “egregore” si trova molto prima di Victor Hugo. Innanzitutto, in un apocrifo del II secolo della nostra èra, il Libro d’Enoch, molto diffuso nei circoli esoterici del Rinascimento e del Medioevo.

Benché le traduzioni moderne di quest’opera ignorino la parola, quest’origine è menzionata da René Guenon e anche, come vedremo, da Paul Lacour che, nel 1838, pubblica Aeloim e gli dei di Mosè, nel quale reinterpreta la Genesi, che traduce nel suo “senso intimo e razionale”. In quest’opera gli egregori sono i “BNI Ealeim” (figli di Dio) della tradizione cabalistica.

Angelo guardiano

Così nel ventunesimo versetto della sua traduzione del terzo capitolo della sua versione della Genesi leggiamo:

E così il Signore degli Dèi stabilì per l’essere adamico e per la donna di quest’essere, uno spirito di sorveglianza e d’incoraggiamento; un egregore, un angelo guardiano, il cui ruolo è di avere compassione, di rivolgere al pentito parole di consolazione; e di queste li coprì, e ne fece il loro protettore.

Anche qui, come in Guénon e nel Libro di Enoch, l’egregore è un’entità protettrice cosciente, un angelo, o meglio un “angelo guardiano” incaricato di vegliare e sorvegliare l’uomo, di proteggerlo e consolarlo. Si è ancora lontani dall’idea che ci si è fatti di questa parola oggi.

Ed è naturale, perché è a partire da Éliphas Lévi e dalla sua Storia della magia (1859) che assume un significato più vicino a quello di oggi. Eppure egli darà un’origine etimologicamente fantasiosa alla parola: “egregore” deriverebbe da grex, “gregge”. Le ricerche etimologiche attuali rifiutano questo significato. Ma vediamo come Éliphas Lévi ci descrive l’egregore:

Esiste un agente misto, un agente naturale e divino, corporeo e spirituale, un mediatore plastico universale, un ricettacolo comune delle vibrazioni del movimento e delle immagini della forma, un fluido e una forza che potremmo in qualche modo chiamare l’immaginazione della natura. Grazie a questa forza gli apparati nervosi comunicano segretamente insieme; lì nascono la simpatia e l’antipatia; da lì derivano i sogni; attraverso di essa si producono i fenomeni di seconda vista e visione soprannaturale.

Questo agente universale delle opere della natura è l’od degli Ebrei e del cavaliere di Richembach, è la luce astrale dei martinisti, e noi preferiamo, in quanto più esplicita, quest’ultima definizione. L’esistenza e l’uso possibile di questa forza sono il grande arcano della magia pratica. È la bacchetta dei taumaturghi e la chiave della magia nera. È il serpente edenico che ha trasmesso a Èva le seduzioni di un angelo caduto.

La luce astrale calamita, riscalda, illumina, magnetizza, attira, respinge, vivifica, distrugge, coagula, separa, spezza, raccoglie tutte le cose sotto l’impulso di potenti volontà.

Dio l’ha creata fin dal primo giorno quando ha detto FLAT LUX! In sé è una forza cieca, ma è diretta dagli egregori, cioè dai padroni delle anime. I padroni delle anime sono spiriti di energia e di azione.

Ciò basta a spiegare tutta la teoria dei prodigi e dei miracoli. Come potrebbero infatti, buoni e cattivi, forzare la natura a manifestare le sue capacità eccezionali? Come potrebbero esistere miracoli divini e miracoli diabolici? Come è possibile che la mente disturbata, smarrita, corrotta in certi casi abbia più forza di quella giusta, così potente della sua semplicità e della sua saggezza, se non presupponiamo uno strumento di cui tutti possono servirsi, seguendo certe condizioni, gli uni per il più gran bene, gli altri per il più gran male?

Come possiamo constatare, in realtà Eliphas Levi ci descrive la stessa cosa che si trova in Lacour e nel Libro di Enoch, ma vi lega il concetto di “luce astrale” – il famoso “fluido” degli spiriti del XIX secolo dal quale sono create le forme-pensiero.

Gli egregori per Levi sono i “capi delle anime”, una specie di ufficiali responsabili dell’utilizzo delle energie psichiche o astrali.

Penso dunque che la confusione sia stata fatta in seguito, sicuramente da Stanislas de Guaita, che tratta diffusamente gli egregori nella sua Chiave della magia nera De Guaita, alla sua epoca considerato un sommo maestro, non è stato rimesso in discussione e così “l’errore” si è propagato. Nella sua evoluzione la parola “egregore” assume un nuovo significato in Rosier (che menziona la definizione originale, ma ne accetta la definizione moderna a ragion veduta), Ambelain, poi molti altri, malgrado il fatto che, come dicevamo sopra, René Guénon contestò questo cambiamento.

I Malakh della tradizione cabalistica

Per quanto mi riguarda, penso che questo errore derivi dalla confusione fatta con i Malakh della tradizione cabalistica che, loro sì, corrispondono perfettamente a ciò che oggi si chiama un egregore. Ecco quel che ci racconta Virya di questi Malakh:

La tradizione insegna che quando dieci persone si riuniscono per pregare, esse creino un angelo (Malakh). Le dieci persone riunite si chiamano “Minyan”, è il numero minimo di persone necessarie per compiere alcuni riti e recitare alcune preghiere (Kaddish). Così, la preghiera di un Minyan forma un Malakh, la cui vocazione ed energia sono motivate dalla Kawanah (intenzionej del gruppo.

Se questo Malakh è regolarmente dinamizzato, la sua energia crescerà e diventerà sempre più potente. In caso contrario si esaurirà. Le qualità del Malakh partorito saranno sigillate da un nome, un sigillo magico, colori, profumi e invocazioni, che i membri del gruppo utilizzeranno per attivare la forza del loro Malakh.

Vediamo che in questo brano il Malakh è molto simile al nostro egregore.

Così, come abbiamo appena constatato, dall’apparizione di questa parola nel linguaggio comune al XIX secolo, la sua definizione si è evoluta, si è trasformata, per designare infine la creazione di un’entità psichica da parte di un gruppo. E il significato generale che si dà all’egregore oggi. In altri termini, ogni riunione di individui animati da un progetto o un obiettivo comune creerà un insieme di energie psichiche che accompagnerà il gruppo nel senso della sua volontà. Se questa energia psichica è canalizzata, controllata da certi riti, e se se ne utilizzano certe chiavi, allora farà nascere un’entità collettiva che potrà, a seconda della tecnica impiegata, dotarsi di una coscienza e realizzare le sue scelte. Con il tempo, e a seconda del fervore dei suoi creatori, l’entità potrà arrivare a conquistare la sua autonomia e a utilizzare il gruppo nel suo interesse, trasformandolo, come scrive Fernand Rozier, nel “corpo fisico dell’egregore”. Ma c’è innanzitutto un insegnamento da acquisire, una comprensione che ci permetterà di cogliere l’egregore nella sua globalità, ed è ciò che cercheremo di sviluppare in questo libro.

Per un migliore accesso al testo, desidero precisare la mia definizione personale dell’egregore, quella che qui utilizzerò: per me, il termine “egregore” indicherà ogni creazione estratta dalla forza psichica di un gruppo, o di una persona, che canalizza questa forza per un tempo determinato o indeterminato. Così, ed è l’obiettivo di questo libro, tutto ciò che può essere creato a partire da quella “luce astrale” di cui ci parlava Eliphas Levi rientrerà nel campo degli egregori, con delle sfumature ben inteso, ma ne farà parte. Vi ritroveremo sia le forme-pensiero che le larve, le entità collettive o i geni familiari. Il termine “egregore” sarà dunque accettato come un termine globale, con lo scopo di permettermi, nell’ambito dell’argomento di quest’opera, di affrontare l’insieme delle creazioni psichiche e di spiegarne allo stesso tempo il funzionamento e la creazione.

Vincent Lauvergne

Come lavorare sulle eggregore attraverso l’uso delle parole evocatrici di Roberto Assagioli 

“Fra le numerose tecniche mediante le quali possiamo agire sulla nostra psiche – e su quella degli altri – in modo da modificarla e perfino trasformarla, ve n’è una molto semplice e di facile applicazione, eppure efficacissima: l’uso di parole evocatrici. Questa tecnica è basata su fatti ben accertati della vita psichica e sulle leggi, esse pure sicuramente dimostrate, che la regolano. Il fatto fondamentale è quello della recettività e plasmabilità della nostra psiche. Le impressioni che ci arrivano dall’ambiente in cui viviamo esercitano un forte influsso sulla psiche, la modificano, la “condizionano” continuamente, e molto spesso in modo nocivo. Usando un’altra analogia, possiamo dire che noi viviamo in un clima, in un’atmosfera psichica avvelenati e che ne veniamo di continuo contaminati.

Esistono mezzi efficaci e di facile uso, sia per proteggere da quegli influssi dannosi, sia per neutralizzarne gli effetti.

Uno di questi consiste nell’esporci coscientemente a sti- moli e influssi benefici e costruttivi.

Efficacia delle parole

Anche questa non ha bisogno di esser dimostrata. Le parole sono “simboli” che non soltanto indicano o designano oggetti o fatti psichici, ma hanno anche il potere di suscitarne l’azione. Esse “evocano” e rendono operanti le “idee-forze” che significano.

Ciò avviene in base ad alcune leggi, di cui ricorderò le principali:

1) Ogni idea o immagine tende a produrre lo stato d’ani- mo, lo stato fisico e gli atti ad essa corrispondenti.

2) L’attenzione e la ripetizione rafforzano l’efficacia della idea o immagine.

3) Gli effetti della idea o immagine, cioè l’attuazione di ciò che significa, si producono senza che ne siamo consapevoli.

Metodi per usare le parole

Il primo, e più semplice, è quello di mettere un carton- cino sul quale è stampata la Parola in posti nei quali sia in evidenza, su cui necessariamente “cada l’occhio” (ac- canto al letto, sulla scrivania, sui tavoli, sulle pareti). L’immagine visiva si imprime, anche senza che vi pre- stiamo attenzione, nella nostra psiche, più precisamente nel nostro “inconscio plastico” e opera in esso.

Per ottenere un effetto maggiore, si possono esporre i cartoncini sui quali è stampata la stessa Parola in vari posti e in tutte le stanze, producendo cosi, una “ossessio- ne benefica”.

Più efficace è l’uso della attenzione cosciente.

Questo può esser fatto in diversi modi:

a) Mettersi in uno stato di rilassamento, poi osservare per qualche minuto le Parole (se affiorano dall’inconscio idee o immagini collegate con la Parola, lasciarle emergere e poi segnarle).

b) Meditare, riflettere sul significato della Parola, e poi segnare i risultati di tale meditazione. Cercar di “sentire” la qualità psichica indicata dalla Parola; lasciarsi pervadere da essa, dalla sua forza, fino a identificarsi con essa.

Metodi sussidiari, di rinforzo:

a) Mentre si osserva la Parola, pronunciarla ad alta voce oppure mormorarla.

b) Scrivere molte volte la Parola.

Con questi metodi si associano immagini visive, uditive e motorie, aumentando cosi l’efficacia dell’esercizio.

MODI DIVERSI DI APPLICAZIONE

La scelta della parola da usare può venir fatta in due modi:

a) Scegliere deliberatamente Parole corrispondenti alla qualità che vogliamo suscitare o sviluppare in noi.

b) Estrarre a sorte dal gruppo dei cartoncini quella da adottare come “parola d’ordine” per la giornata o il periodo di applicazione.

Ritmi da adottare

a) Uso continuato della stessa Parola per un certo tempo: una settimana; un mese; o più. Poi ripetere, dopo un intervallo più o meno lungo.

b) Rotazione rapida, cioè usare ogni giorno una Parola dopo l’altra della serie e poi ricominciare.

La preferenza da dare all’una o all’altra di queste va- rie modalità dipende dal tipo psicologico individuale e dagli scopi che ognuno si prefigge. E’ opportuno spe- rimentarle tutte e poi adottare quella che è più consona alla propria costituzione o che si dimostra in pratica più “redditizia”.

Campi di applicazione

1) Individuale

Questo, che può essere chiamato l’uso psicagogico, serve per sviluppare le qualità e funzioni deficienti e gli aspetti superiori della psiche, ottenendo cosi la formazione armonica e integrale della personalità, la propria psicosintesi.

L’uso delle Parole è utile anche quale avviamento alle meditazioni. Se osserviamo attentamente per breve tempo (ad es. un minuto o due) la Parola corrispondente al tema della meditazione constatiamo che questo ci aiuta a concentrarci, a fissare l’attenzione e ad avviare l’attività mentale sul tema prescelto.

In generale l’uso delle Parole costituisce un aiuto efficace per mettersi in una disposizione psicologica favorevole prima di cimentarsi in qualche “prova” che incuta preoccupazione o paura (esami – concorsi – recitazioni – concerti – imprese sportive difficili, ecc.). Tale uso può esser fatto prima di cominciare gli Esercizi dell’Allenamento Immaginativo e del Modello Ideale.

2) Psicoterapico

Nel campo medico l’uso delle Parole può avere ampie e utilissime applicazioni.

a) Uso generico

I malati gradiscono molto i cartoncini con le Parole, alcune delle quali (Pazienza – Fiducia – Coraggio, ecc.) sono particolarmente adatte alla loro condizione. Quan- do devono stare a letto, si trovano in una condizione fa- vorevole per osservarle a lungo.

Esse sono già usate in varie Cliniche e corsie di Ospedali, talvolta per iniziativa dei malati stessi, e col favore di medici intelligenti.

Anche per le infermiere sono molto adatte.

b) Usi specifici

Alcune Parole (ad es. quelle ora nominate) possono essere adoperate opportunamente nella preparazione psicologica che dovrebbe venir fatta prima di ogni operazione.

Un uso speciale che si è dimostrato efficacissimo è stato e viene fatto nell’allenamento psico-fisico delle gestanti prima del parto.

c) Educativo

Le Parole possono venir usate tanto nella famiglia quanto nella scuola. Nella famiglia è opportuno che i genitori le usino insieme con i figli. Ciò aiuta a creare e a mantenere l’armonia e a favorire la psicosintesi del gruppo familiare. Nella scuola il metodo presentato in modi adatti è risultato ben accetto, soprattutto dai bambini delle scuole elementari, ma anche nelle scuole medie potrebbe dare buoni risultati. Il loro uso potrebbe giovare anche ai professori; ad es. le Parole Pazienza e Comprensione!

d) Collettivo e sociale

Le Parole possono esercitare un influsso benefico in va- rie condizioni e circostanze della vita consociata. Ad esempio potrebbero venir esposte in uffici e nei posti di lavoro. Un uso molto indicato sarebbe quello da fare durante le assemblee: chi le presiede potrebbe, nei momenti di “surriscaldamento” emotivo e di scatenamento di pas- sioni, far proiettare sopra uno schermo posto davanti agli occhi dei presenti la Parola Calma!

MODIFICAZIONI E SVILUPPI

L’uso delle Parole è l’applicazione più semplice ed elementare del metodo generale dell’impiego degli influssi psichici per modificare gli stati d’animo e condizionare la condotta umana. E’ il metodo della suggestione (questa parola viene ora poco usata per le reazioni negative che può suscitare e si preferisce quella, meno propria di “persuasione”). Tale metodo viene usato su vasta scala e con tecniche molto abili nella pubblicità in tutte le sue forme.

In questa occasione posso soltanto accennare ad alcune di quelle tecniche:

“Cartelli” di grandi dimensioni (gli inserzionisti spendono forti somme per occupare un’intera pagina di giornale, convinti che ciò “renda”).

Uso di Frasi “suggestive” (slogans, motti).

Immagini suadenti, “affascinanti”.

Ripetizione persistente (“martellamento”).

Motivi o brani musicali. Essi possono venir associati op- portunamente con le Parole o Frasi.

Queste tecniche, che sono usate si ampiamente ed efficacemente per scopi commerciali, potrebbero e dovrebbero venir impiegate sistematicamente a fini superiori e benefici nei vari campi sopra indicati. E’ alquanto umi- liante dover riconoscere quanto poco ciò venga fatto in confronto!

Eppure non sarebbe affatto difficile organizzare ed attuare una estesa ed intensa “pubblicità psico-spirituale” per il miglioramento e l’elevazione individuale e collettiva dell’umanità.”

Roberto Assagioli

Fonti:

Advanced Mind Institute Italia, Le eggregore

Vincent Lauvergne, Che cos’è un egregore

Roberto Assagioli, La tecnica delle parole evocatrici

 

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