Ogni fine anno porta la stessa domanda: “Come posso vivere il prossimo anno in modo più allineato a chi sono davvero?”
Tra obiettivi, liste e buoni propositi, spesso manca proprio ciò che li tiene insieme: una direzione interiore chiara.
Negli ultimi anni si è diffusa la pratica della Word of the Year (WOTY): scegliere una sola parola che riassuma l’intenzione profonda con cui attraversare l’anno che sta per iniziare. Più che un obiettivo misurabile, è una bussola: una qualità dell’anima, un modo di stare nelle relazioni, un gesto esistenziale che desideriamo portare in tutte le nostre scelte.
Per chi lavora su di sé – e per chi sente la presenza del proprio daimon come forza guida – una WOTY può diventare un filo rosso che unisce crescita personale, vita relazionale e percorso spirituale.
WOTY, daimon e Notti Sante: un’alleanza potente
Nel mio lavoro di coaching e counseling, la WOTY non è mai un semplice slogan motivazionale. È una parola che nasce dal dialogo profondo con la propria immagine interiore, con quel “progetto d’anima” di cui parla James Hillman.
Se integriamo questa prospettiva con la tradizione delle Notti Sante – le dodici/tredici notti tra Natale ed Epifania in cui, secondo Rudolf Steiner, ciò che coltiviamo interiormente diventa seme per l’anno successivo – la scelta della WOTY smette di essere un gioco e diventa un vero atto di orientamento spirituale:
- il daimon indica la direzione;
- le Notti Sante offrono il tempo di ascolto;
- la parola dell’anno diventa la forma concreta con cui questo ascolto entra nella vita quotidiana.
Tre passaggi per scegliere la tua Word of the Year
1. Guardare indietro con onestà
Prima di scegliere una parola per il futuro, è necessario onorare ciò che è stato. Inspirandoci al lavoro contemplativo delle Notti Sante, puoi iniziare chiedendoti:
- Quali sono stati i tre temi ricorrenti di quest’anno (nelle relazioni, nel lavoro, nella salute, nella crescita interiore)?
- Dove ho sentito di tradire me stesso/a, di uscire dal tracciato del mio daimon?
- In quali momenti mi sono sentito/a più vivo/a, più centrato/a, più in asse con ciò che sono?
Annota parole chiave, immagini, episodi. Non censurare nulla: il materiale grezzo da cui nascerà la WOTY è qui.
2. Lasciare emergere le parole (prima di sceglierne una)
La letteratura sulla WOTY suggerisce di passare per una fase di brainstorming libero: non scegliere subito, ma lasciare che le parole vengano a galla.
Puoi partire da domande come:
- Di cosa ho più bisogno adesso: radicamento, coraggio, leggerezza, verità, fiducia, disciplina, dolcezza?
- Come vorrei sentirmi nel corpo, nelle relazioni, nel lavoro, alla fine dell’anno prossimo?
- Quale qualità, se la coltivassi sul serio, cambierebbe spontaneamente molti aspetti della mia vita?
Scrivi tutte le parole che arrivano: non giudicarle, non ordinarle. Poi rileggile e prova a restringere il campo a 3‑4 parole che ti “accendono” o ti mettono soggezione (spesso la parola che ci fa paura è proprio quella che ci serve).
Infine, portale con te per qualche giorno: falle risuonare durante una passeggiata, in meditazione, in preghiera. Osserva quale parola continua a tornare, quale si aggancia di più alle tue giornate.
3. Scegliere la parola e trasformarla in pratica quotidiana
Quando senti che una parola spicca sulle altre, è il momento di impegnarti con essa. Non come con un voto rigido, ma come con un alleato.
Per radicarla nel concreto:
- Scrivila in un luogo che vedi spesso (agenda, fondo del telefono, altare domestico).
- Collegala a tre ambiti di vita (relazioni, lavoro/vocazione, cura di sé) e annota accanto:
- Scegli un gesto settimanale che incarni la tua WOTY.
- Se la parola è “Confine”, può essere un “no” chiaro dove prima cedevi.
- Se è “Presenza”, può essere un’ora a settimana senza schermi, dedicata a una persona o a te.
- Se è “Fede”, può essere un tempo regolare per la tua pratica spirituale, qualunque essa sia.
In questo modo la WOTY smette di essere un concetto astratto e diventa un ritmo di vita.
Esempi di WOTY e possibili direzioni interiori
Alcune parole che spesso emergono nei percorsi di coaching e counseling:
- Radicamento – per chi vive sempre “in testa” e sente il bisogno di tornare al corpo, alla concretezza, alla terra.
- Verità – per chi ha costruito relazioni e ruoli compiacendo, adattandosi, evitando il conflitto.
- Coraggio – per chi sente da tempo una chiamata (cambiare lavoro, città, stile di vita, relazione) e continua a rimandare.
- Tenerezza – per chi è bravissimo a tenere tutto sotto controllo, ma fatica a prendersi cura di sé con gentilezza.
- Spazio – per chi è sovraccarico di impegni, persone, doveri, e sente il bisogno di creare vuoti in cui il daimon possa farsi sentire.
La parola giusta non è quella che suona bene, ma quella che ti fa dire: “Se la prendessi sul serio, la mia vita cambierebbe”.
WOTY come dialogo continuo con il tuo daimon
Una WOTY non sostituisce un percorso di crescita, ma può diventare un potente filo conduttore:
- nelle sessioni di coaching, aiuta a verificare se le scelte sono coerenti con la direzione voluta;
- nei percorsi di counseling, offre un contenitore simbolico per elaborare crisi, lutti, separazioni, nuove partenze;
- nella pratica spirituale quotidiana, diventa parola‑preghiera, parola‑mantra, parola‑promessa.
Se, lungo l’anno, ti accorgi di deviare, non serve colpevolizzarsi: è sufficiente tornare alla parola, chiedersi dove l’hai tradita e quale piccolo gesto può riportarti verso di lei. Come nelle indicazioni steineriane sulle Notti Sante, l’importante non è la perfezione, ma il rinnovare ogni volta l’intenzione.
Una domanda per te
Se chiudi gli occhi per un momento e pensi al prossimo anno non in termini di obiettivi, ma di qualità di presenza,
che parola senti affiorare, anche solo come sussurro?
Forse è da lì che il tuo daimon sta iniziando a parlarti.
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