Nel mondo delle relazioni amorose, comprendere il comportamento del partner è essenziale per mantenere un equilibrio sano e rispettoso. Tuttavia, quando si tratta di una relazione con un narcisista, le dinamiche possono diventare incredibilmente complesse e tossiche. Esplorerò la dinamica del tradimento in una relazione con un narcisista, evidenziando le diverse sfumature del comportamento narcisistico e offrendo strategie per riprendersi e ritrovare il proprio equilibrio.
Il tradimento, quando perpetrato da un narcisista, può assumere diverse forme e significati a seconda del ruolo del partner nella vita del narcisista. Per comprendere meglio queste dinamiche, analizzeremo dieci tipi di relazioni narcisistiche.
1. La relazione con un amico intimo
Il narcisista può sviluppare una relazione stretta con un amico intimo, sfruttando la vicinanza emotiva per il proprio beneficio. In questa dinamica, l’amico viene manipolato per servire come fonte di supporto emotivo e rifornimento narcisistico. Quando il narcisista sente di aver ottenuto tutto ciò di cui ha bisogno, può tradire l’amico rivelando segreti o diffondendo voci per danneggiarlo e giustificare l’allontanamento. La rabbia qui è meno intensa ma accompagnata da un senso di tradimento personale che l’amico subisce.
2. La relazione con un collega
Nel contesto lavorativo, il narcisista può instaurare relazioni strategiche con colleghi, utilizzandoli per avanzare nella carriera. Il tradimento in questa situazione spesso riguarda la concorrenza sleale, come rubare idee o sabotare progetti. La rabbia è rivolta principalmente verso la propria percezione di ingiustizia o mancanza di riconoscimento. La svalutazione del collega serve a consolidare il proprio senso di superiorità e giustificare comportamenti immorali.
3. La relazione con un mentor o una figura di autorità
Il narcisista può cercare di ottenere il favore e la guida di un mentor o una figura di autorità. Questo tipo di relazione è spesso caratterizzato da un’apparente ammirazione e rispetto. Tuttavia, se il narcisista sente di non ricevere l’attenzione o le opportunità desiderate, può tradire la fiducia del mentor, diffondendo false informazioni o sminuendo le capacità del mentor ad altri. La rabbia deriva dalla percezione di essere stato sottovalutato o non adeguatamente sostenuto, trasformandosi in un tentativo di denigrare la figura di autorità per elevare se stesso.
4. La relazione con una satellite
In una relazione con una satellite, il narcisista non prova odio evidente. Il supposto odio è impercettibile e, di conseguenza, non ci sarà svalutazione o denigrazione forte. La relazione tende a concludersi con una sensazione di appagamento da parte del narcisista per ciò che ha ottenuto, accompagnata da una leggera denigrazione per giustificare la fine del flirt. La satellite viene vista come un mezzo temporaneo per il rifornimento narcisistico, senza un investimento emotivo significativo.
5. La relazione di media durata
Quando un narcisista tenta di avere una relazione di media durata con un partner, sperando che possa diventare qualcosa di più, il senso di rabbia è più accentuato. Questa rabbia, spesso scambiata per odio, è comunque temporanea, durando pochi giorni o al massimo qualche settimana. Il narcisista prova frustrazione per il fallimento del partner nel soddisfare le aspettative grandiose che aveva proiettato sulla relazione. Tuttavia, questa rabbia non si trasforma in odio, ma piuttosto in un risentimento momentaneo.
6. La relazione con una figura primaria
Nella relazione con una primaria, la rabbia del narcisista può essere molto forte e duratura. Tuttavia, anche in questo caso, non si tratta di odio, ma di risentimento per la mancata eccellenza che, secondo la mente perversa del narcisista, gli sarebbe dovuta. Il disprezzo è causato dalla percezione di aver perso tempo e dal non essere stato capace di riconoscere subito che la partner non era “alla sua altezza” o si è comportata in maniera scorretta. Questa relazione è caratterizzata da un investimento emotivo più profondo, rendendo il tradimento e la svalutazione ancora più dolorosi per la partner.
7. La relazione con un familiare
Un narcisista può instaurare una dinamica di controllo e manipolazione con un membro della famiglia, come un genitore, un figlio o un fratello. In questo contesto, il narcisista sfrutta i legami familiari per esercitare potere e ottenere approvazione incondizionata. Il tradimento in queste relazioni può assumere la forma di manipolazione emotiva, gaslighting o favoritismi ingiusti tra i membri della famiglia. La rabbia del narcisista, in questo caso, deriva spesso dalla percezione di non essere adeguatamente riconosciuto o rispettato all’interno del nucleo familiare.
8. La relazione con un sottoposto
Nel contesto lavorativo, un narcisista può stabilire una relazione manipolativa con un sottoposto. Il narcisista userà il proprio potere e autorità per controllare e sfruttare il sottoposto, spesso appropriandosi dei meriti del lavoro altrui o imponendo richieste irragionevoli. Il tradimento si manifesta come abuso di potere e manipolazione delle dinamiche di ufficio per mantenere il controllo. La rabbia emerge quando il sottoposto non soddisfa le aspettative irrealistiche del narcisista o quando il narcisista percepisce una minaccia alla propria autorità.
9. La relazione con un rivale
Il narcisista può vedere un rivale non solo come una minaccia, ma anche come una sfida per la propria superiorità. In queste relazioni, il narcisista cercherà di manipolare e sabotare il rivale per dimostrare la propria superiorità. Il tradimento si concretizza attraverso la diffusione di false informazioni, l’intrigo o il boicottaggio delle iniziative del rivale. La rabbia è alimentata dalla competizione e dal desiderio di essere riconosciuto come il migliore.
10. La relazione con un benefattore
Un narcisista può sviluppare una relazione con un benefattore, come un donatore, un sostenitore finanziario o un mentore filantropico. In questa dinamica, il narcisista sfrutta la generosità del benefattore per ottenere vantaggi personali, senza un reale interesse per la relazione o per gli obiettivi del benefattore. Il tradimento si verifica quando il narcisista usa la fiducia e le risorse del benefattore per il proprio guadagno, spesso lasciando il benefattore deluso e sfruttato. La rabbia del narcisista si manifesta quando il benefattore pone limiti o ritira il sostegno.
Le strategie del narcisista nel tradimento
Il tradimento per un narcisista non è mai solo un atto di infedeltà. È un mezzo di manipolazione, controllo e auto-affermazione. Le strategie adottate possono variare, ma spesso includono:
- Ricatto Emotivo: Il narcisista minaccia di tradire per imporre i propri dettami, facendo leva sulla paura del partner di perdere la relazione.
- Punizione: Il tradimento viene usato come una forma di punizione per comportamenti che esulano dal controllo del narcisista.
- Sensi di Colpa: Il narcisista manipola il partner, facendolo sentire responsabile per il tradimento. Frasi come “È colpa tua se ho tradito” sono comuni.
- Mantenere Risorse di Rifornimento: Il narcisista si assicura sempre di avere fonti alternative di rifornimento narcisistico, per evitare un collasso in caso di perdita del partner principale.
- Generare Competizione: Il narcisista gode della competizione tra i pretendenti, alimentando il proprio ego e la percezione di potere.
Come uscire da una relazione con un narcisista
Superare una relazione con un narcisista richiede forza, consapevolezza e supporto e spesso tempistiche medio – lunghe per affrontare tutte le conseguenze dello scarto, del gaslighting e del trauma bonding. Ecco alcune strategie per riprendere il controllo della propria vita:
Riconoscere la realtà
Il primo passo è riconoscere la vera natura del narcisista e della relazione. Capire che il narcisista non cambierà e che il suo comportamento è profondamente radicato nel suo bisogno di controllo e dominio è cruciale. Accettare questa realtà è fondamentale per iniziare il percorso di guarigione.
Stabilire confini chiari
Imparare a stabilire e mantenere confini chiari è essenziale. Questo significa dire no a comportamenti abusivi e non permettere al narcisista di manipolarti ulteriormente. I confini ti proteggono e ti aiutano a mantenere la tua autonomia e integrità.
Cercare supporto
Il supporto di amici, familiari e professionisti è fondamentale. Parlarne con persone di fiducia può aiutare a vedere la situazione da una prospettiva diversa e a ricevere il sostegno necessario per prendere decisioni difficili. Un terapeuta o un coach può offrire una guida preziosa durante questo processo.
Lavorare sulla propria autostima
La relazione con un narcisista può danneggiare gravemente l’autostima. Lavorare per ricostruire la propria autostima e riconnettersi con il proprio valore è un passo importante nel processo di guarigione. Prenditi del tempo per riscoprire le tue passioni e interessi personali
Cosa può fare il coaching
Un percorso può essere estremamente utile per elaborare il trauma e le emozioni legate alla relazione. Un coach può offrire supporto pratico e motivazionale, aiutando a sviluppare strategie per andare avanti e costruire una vita sana e soddisfacente. Il coaching è un percorso di empowerment che ti aiuta a riconquistare il controllo della tua vita. Il coaching può giocare un ruolo chiave nel processo di guarigione dopo una relazione con un narcisista.
Creazione di piani d’azione personalizzati
Un coach può aiutare a sviluppare piani d’azione personalizzati per affrontare il trauma e migliorare la qualità della vita. Questo può includere la definizione di obiettivi realistici e raggiungibili, l’identificazione delle risorse disponibili e la creazione di strategie per superare gli ostacoli. Un piano ben strutturato offre una mappa chiara per il percorso di guarigione, affinché ti sia possibile ritrovare il benessere.
Sviluppo di strategie di Coping
Il coaching può aiutare a sviluppare strategie di coping efficaci per gestire lo stress e l’ansia. Queste strategie possono includere tecniche di rilassamento, gestione del tempo, risoluzione dei problemi e pratiche di mindfulness. Avere strumenti pratici per gestire le sfide quotidiane è essenziale per il benessere a lungo termine.
Se sei interessato a esplorare l’argomento e a parlarne con me per sapere cosa possiamo fare insieme, contattami.
Blog
Benvenuto in un mondo di possibilità illimitate, dove il viaggio è tanto emozionante quanto la destinazione e dove ogni momento è un’opportunità per lasciare il tuo segno sulla tela dell’esistenza. L’unico limite è l’estensione della tua immaginazione.
-

Affrontare e Superare una Relazione con un Partner Evitante: 5 Esercizi di Self-Care
Le relazioni amorose sono come intricati balli, in cui ogni partner porta con sé un certo ritmo, una serie di movimenti appresi nel tempo. Ma cosa succede quando uno dei partner sembra fuggire ogni volta che cerchi di avvicinarti? C’è una verità che molti di noi imparano nel corso della vita: non tutte le relazioniContinua…
-

Rudolf Steiner: i 6 esercizi
PRIMO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL PENSARE O GIUSTO PENSIERO La prima condizione consiste nel conquistare un pensiero perfettamente chiaro. A questo scopo bisogna liberarsi – almeno per un breve momento della giornata, anche per cinque minuti (ma più il tempo è lungo, meglio è) – dei pensieri che si muovono come fuochi fatui. Bisogna diventare padroni del mondo dei propri pensieri. Non se n’è padroni fin quando uncondizionamento esteriore (la professione, una tradizione qualsiasi, le condizioni sociali, il fatto stesso di appartenere a un certo popolo, il momento della giornata, certi gesti che noi compiamo) ci detta un determinato pensiero e il modo stesso di svolgerlo. Durante quel breve momento di cui si è detto, con una volontà del tutto libera, dobbiamo svuotare la nostra anima del corso abituale e quotidiano dei pensieri e – di nostra propria iniziativa – porre un pensiero al centro della nostra anima. Non è necessario credere che debba essere un pensiero eccezionale o di particolare interesse. Il risultato interiore che ci si propone di raggiungere si ottiene meglio se, all’inizio, ci si sforza di scegliere un pensiero anche non interessante e il più insignificante possibile. La forza dell’attività propria del pensare – che è ciò che importa – viene da ciò maggiormente stimolata, mentre un pensiero che è interessante trascina da sé il pensare. E’ preferibile eseguire questo esercizio di controllo dei pensieri concentrandosi su uno spillo piuttosto che su Napoleone. Ci si dice: “Parto ora da questo pensiero e di mia personale iniziativa gli associo tutto ci. che gli si può ricollegare obiettivamente”. Alla fine dell’esercizio quel pensiero deve permanere nell’anima altrettanto vivo e colorito che all’inizio. Bisogna eseguire questo esercizio ogni giorno, almeno per un mese. Si può ogni giorno scegliere un nuovo pensiero ma anche conservare lo stesso pensiero per diversi giorni. Alla fine di un esercizio di questo genere bisogna cercare di prendere pienamente coscienza del sentimento interiore di fermezza e sicurezza che la sottile attenzione portata alla nostra anima ci farà presto rilevare. Poi si terminal’esercizio immaginando la propria testa e la linea mediana della schiena, come se si volesse riversare questo sentimento in tali parti del corpo. SECONDO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL VOLERE O GIUSTA AZIONE Dopo essersi esercitati così per un mese circa, ci si ponga un ulteriore proposito. Si tenti di immaginare una qualsiasi azione, che secondo il corso abituale delle proprie occupazioni non ci si sarebbe certamente mai proposti di compiere. Di questa azione si faccia di per sé un dovere quotidiano. Come azione da eseguire sarà bene scegliersi un’azione che possa essere compiuta ogni giorno per una durata più lunga possibile. Anche qui è meglio cominciare con un’azione insignificante, che occorre, per così dire, sforzarsi di compiere: per esempio, ci si può proporre di andare ad innaffiare in un preciso momento del giorno una pianta che si èacquistata. Dopo un certo periodo, a questa prima azione se ne deve aggiungere una seconda, poi una terza, eccetera, sempre che il compimento di tutti gli altri doveri ne offri la possibilità. Anche quest’esercizio deve essere eseguito per un mese. Durante questo secondo mese, tuttavia, bisogna il più possibile perseverare nell’esecuzione del primo esercizio, pur non facendone un dovere quasi esclusivo come nel primo mese. Non bisogna perderlo di vista: altrimenti ci si accorgerebbe ben presto che i frutti del primo mese si sono persi e che è ricominciato il solito vagare dei pensieri non controllati. Una volta acquisiti questi frutti, bisogna pertanto badare a non perderli. Dopo aver fatto esperienza di una tale azione scelta di propria iniziativa e compiuta come secondo esercizio, si prenda coscienza, attraverso un’attenzione sottile, del sentimento di impulso interiore verso l’agire, destatosi nell’anima e lo si riversi, per così dire, nel proprio corpo in modo da farlo discendere o fluire dalla testa al cuore. TERZO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL SENTIRE, CHIAMATO ANCHE IMPERTURBABILITA’ O EQUANIMITA’ OVVERO GIUSTO SENTIMENTO Il nuovo esercizio che va posto al centro della vita durante il terzo mese è l’educazione a una certa equanimità di fronte alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza; la contrapposizione “esultanti di gioia e tristi fino alla morte” deve far posto, attraverso uno sforzo cosciente, a un’equanimità dell’anima. Si faccia attenzione al fatto che nessuna gioia cifaccia perdere la testa, che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l’eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio, eccetera. Non si tema, con questo esercizio, di far inaridire o impoverire l’anima; si noterà, al contrario, che grazie a questo esercizio, al posto di ciò che di solito si avverte sorgono qualità pure; soprattutto, attraverso un’attenzione sottile, si potrà scoprire in sé, nel proprio corpo, una condizione di calma interiore; si riversa questa calma nell’ organismo – come nei due casi precedenti – facendola irraggiare dal cuore verso le mani, i piedi e infine la testa. E’ evidente che, riguardo a quest’ultimo caso, non si può far ciò dopo ogni esercizio, perché non si tratta in fondo di un esercizio isolato, bensì di una attenzione costante diretta verso la vita interiore. Occorre però, almeno una volta al giorno, evocare dinanzi all’anima questa calma interiore ed esercitarsi a riversare, a far fluire questo sentimento dal cuore verso le mani, poi i piedi, infine la testa. Si continuerà a eseguire il primo e il secondo esercizio durante il terzo mese, come si è continuato il primo esercizio nel secondo mese. QUARTO ESERCIZIO: POSITIVITA’, CHIAMATA ANCHE TOLLERANZA O INDULGENZA OVVERO GIUSTO GIUDIZIO Nel quarto mese occorre seguire come nuovo esercizio quello chiamato “della positività”. Esso consiste nel ricercare costantemente in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, di eccellente vi è contenuto. Ciò che meglio definisce questa qualità dell’anima è una leggenda persiana sul Cristo Gesù. Camminava lungo una via con i suoi discepoli, quando videro sul ciglio della strada, il cadavere di un cane in uno stato già avanzato di decomposizione. Di fronte a quel raccapricciante spettacolo i discepoli volsero lo sguardo dall’altra parte; solo il Cristo si fermò, guardò il cane con aria pensosa e disse: “Che bei denti aveva questo animale!”. Dove gli altri avevano visto soltanto una realtà ripugnante e sgradevole, egli vedeva il bello. Così il discepolo dell’esoterismo deve sforzarsi di cercare in ogni fenomeno e in ogni essere ciò che vi è di positivo. Noterà ben presto che sotto la coltre della ripugnanza si nasconde una certa bellezza; che sotto le sembianze di un criminale si nasconde qualcosa di buono; sotto le sembianze di un pazzo si cela in qualche modo un’anima divina. Questo esercizio si accostaa ciò che si chiama “astenersi dalla critica”. Non bisogna interpretare ciò come se si dovesse denominare nero il bianco e bianco il nero. Ma c’è una differenza tra un giudizio che nasce soltanto dalla reazione personale o dall’impressione personale di simpatia o antipatia e una tutt’altra attitudine secondo la quale ci si immerge con amore nel fenomeno o nell’essere che ci è dinanzi, chiedendosi ogni volta:”Com’è giunto a essere ciò che è, a fare quel che ha fatto?”. Questa attitudine spinge, del tutto spontaneamente, a sforzarsi di aiutare ciò che è imperfetto, piuttosto che biasimarlo o criticarlo soltanto. E’ priva di valore l’obiezione che, in moltecircostanze della vita umana, è necessario biasimare e giudicare, perché inogni caso queste condizioni di vita sono tali da impedire di seguire una vera disciplina occulta. Esistono, in effetti, numerose condizioni di vita che non consentono di seguire correttamente questa disciplina. In questo caso non bisogna voler conseguire con impazienza, nonostante tutto, queiprogressi che si possono realizzare soltanto in certe condizioni. Chiunqueabbia rivolto per un intero mese la sua attenzione al lato positivo di tuttociò che incontra noterà a poco a poco che nella sua interiorità affiora un sentimento che gli dà l’impressione che la sua pelle divenga permeabile in tutte le direzioni e che la sua anima si apra vastamente a tutti quei fatti segreti e sottili che gli si svolgono attorno e che prima fuggivano del tutto alla sua attenzione. Si tratta proprio di combattere contro la mancanza di attenzione che esiste in tutti di fronte a questi fatti sottili. Una volta osservato che questo sentimento si manifesta nell’anima sotto forma di felicità, si cerchi di dirigere questo sentimento, come fosse un pensiero, verso il cuore, di farlo fluire di là verso gli occhi e da questi ultimi verso l’esterno, nello spazio di fronte a sé e attorno a sé. Si noterà che si acquista così un’intima relazione con lo spazio. Si va oltre se stessi, ci si dilata, per così dire. Si impara a considerare una parte del proprio ambiente come qualcosa che fa anche parte di se stessi. Questo esercizio richiede una buona dose di concentrazione e soprattutto il riconoscimento di un fatto: ogni moto passionale dell’anima, ogni tempesta emotiva, distrugge da cima a fondo questa attitudine dell’anima. Si ripetano gli esercizi già praticati come si è indicato per i mesi precedenti. QUINTO ESERCIZIO: SPREGIUDICATEZZA, CHIAMATA ANCHE APERTURA MENTALE, OBIETTIVITA’ O FIDUCIAContinua…
-

Pensare troppo: la gestione del pensiero per le persone ad alto potenziale
È una ricerca continua, l’analisi di tutto, un gorgogliare di pensieri, una mente che lavora a 100 km/h, un cervello che gira senza sosta a tutta velocità. È sempre pensare, pensare costantemente, passare il tempo a sezionare e cercare costantemente una soluzione migliore. È anche sentirsi invasi dai pensieri. Perché mettiamo in discussione tutto tuttoContinua…
-

Filofobia ed evitamento: come superare la paura di amare
Un po’ di tempo fa avevo scritto un articolo che trattava di una figura molto controversa, ovvero coloro che vengono definiti evitanti. Quell’articolo è a tutt’oggi il più letto del mio blog e mi è quindi chiaro che questo aspetto si manifesti molto frequentemente nel mondo delle relazioni. E’ possibile però immaginarne anche altri risvolti,Continua…
-

Come lasciar andare un grande amore
In che modo possiamo permetterci e darci il coraggio di lasciar andare qualcuno dalla nostra vita, che abbiamo ritenuto essere un nostro grande amore, qualcuno con cui ci siamo sentiti incredibilmente in sintonia, a nostro agio, per cui abbiamo provato una grandissima attrazione e una chimica speciale, che ci ha permesso di scoprire quello cheContinua…
-

Vivere da soli
Il tema della solitudine è diventato estremamente centrale nell’ultimo periodo, in particolare dopo aver vissuto due anni immersi, in particolare in Italia, in una nuova realtà modellata anche attraverso una serie di provvedimenti che hanno di molto ridotto la socialità delle persone che vivono e vivevano da sole. Lo stato di isolamento e il distanziamentoContinua…
Iscriviti
Inserisci la tua e-mail di seguito per ricevere gli aggiornamenti.
