Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è una condizione debilitante che può insorgere a seguito di eventi traumatici come malattie gravi, perdita di una persona cara, incidenti, abusi o eventi violenti. Bessel van der Kolk, uno dei massimi esperti nel campo del trauma, ha dedicato la sua carriera a studiare gli effetti del trauma sul cervello e sul corpo, e ha sviluppato strategie efficaci per aiutare le persone a superare il PTSD. In questo articolo, esploreremo le indicazioni di van der Kolk per affrontare il PTSD e come il coaching può supportare le persone nel loro percorso di guarigione.
Chi è Bessel van der Kolk?
Bessel van der Kolk è uno psichiatra olandese-americano e un pioniere nel campo della ricerca sul trauma. Il suo libro “The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma” è diventato un testo fondamentale per chiunque lavori nel campo della salute mentale e del trauma. Van der Kolk ha fondato il Trauma Center a Brookline, Massachusetts, e ha contribuito a numerosi studi e ricerche sul trauma, mettendo in luce come il PTSD colpisca non solo la mente, ma anche il corpo.
Le indicazioni di Bessel van der Kolk per superare il PTSD
Van der Kolk propone un approccio integrato alla guarigione dal PTSD che include terapie basate sul corpo, interventi psicologici e cambiamenti nello stile di vita. Ecco alcune delle sue indicazioni chiave:
1. Terapie basate sul corpo
Van der Kolk sottolinea l’importanza di lavorare con il corpo per liberare il trauma. Il trauma viene spesso immagazzinato nel corpo, causando tensioni muscolari, problemi digestivi, disturbi del sonno e altre condizioni fisiche. Le terapie somatiche possono aiutare a rilasciare queste tensioni e a ridurre i sintomi del PTSD.
- Yoga: Van der Kolk è un grande sostenitore dello yoga come strumento di guarigione per il trauma. Lo yoga aiuta a riconnettere mente e corpo, promuovendo la consapevolezza e il rilassamento. Praticare yoga regolarmente può ridurre l’iperattivazione del sistema nervoso e migliorare la regolazione emotiva.
- Rilascio miofasciale: Questa tecnica coinvolge il massaggio e la manipolazione dei tessuti connettivi per rilasciare le tensioni immagazzinate nel corpo. Può essere particolarmente utile per le persone che hanno subito traumi fisici.
- Tecniche di respiro: Gli esercizi di respirazione profonda possono aiutare a calmare il sistema nervoso e a ridurre l’ansia. Tecniche come la respirazione diaframmatica e il Pranayama possono essere integrate nella routine quotidiana per migliorare il benessere fisico ed emotivo.
2. Terapie psicologiche
Le terapie psicologiche sono fondamentali per elaborare il trauma e sviluppare strategie di coping efficaci.
- EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): L’EMDR è una terapia basata sull’idea che i movimenti oculari possono aiutare a rielaborare i ricordi traumatici. Questo approccio è stato ampiamente studiato e ha dimostrato di essere efficace nel ridurre i sintomi del PTSD.
- Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): La CBT aiuta le persone a identificare e modificare i pensieri negativi e i comportamenti disfunzionali associati al trauma. Tecniche come la ristrutturazione cognitiva e l’esposizione graduata sono componenti chiave di questo approccio.
- Terapia della parola: Parlare del trauma con un terapeuta qualificato può essere un modo potente per elaborare le esperienze traumatiche. La narrazione del trauma aiuta a integrare i ricordi traumatici nella storia di vita della persona, riducendo la loro intensità emotiva.
3. Cambiamenti nello stile di vita
Oltre alle terapie specifiche, van der Kolk enfatizza l’importanza di fare cambiamenti nello stile di vita per supportare la guarigione.
- Attività fisica regolare: L’esercizio fisico regolare può migliorare l’umore, ridurre l’ansia e migliorare la qualità del sonno. Attività come camminare, correre, nuotare o praticare sport possono essere molto benefiche.
- Nutrizione equilibrata: Una dieta equilibrata e nutriente può supportare il benessere mentale e fisico. Van der Kolk suggerisce di evitare gli zuccheri raffinati e gli alimenti trasformati, privilegiando invece frutta, verdura, proteine magre e grassi sani.
- Ritmi del sonno regolari: Il sonno è cruciale per la guarigione dal trauma. Stabilire una routine del sonno coerente e creare un ambiente di sonno rilassante possono aiutare a migliorare la qualità del sonno e ridurre i sintomi del PTSD.
- Supporto sociale: Avere una rete di supporto sociale è essenziale per la guarigione. Amici, familiari e gruppi di supporto possono offrire comprensione, empatia e assistenza pratica durante il processo di guarigione.
Il ruolo del coaching nel superare il PTSD
Il coaching può essere un complemento prezioso alle terapie tradizionali per il PTSD, offrendo supporto pratico e orientato agli obiettivi. Ecco come un coach specializzato in trauma e grief counseling può aiutare:
1. Creazione di piani di azione personalizzati
Un coach può aiutare i clienti a sviluppare piani di azione personalizzati per affrontare i loro sintomi e migliorare la loro qualità della vita. Questo può includere la definizione di obiettivi realistici e raggiungibili, l’identificazione delle risorse disponibili e la creazione di strategie per superare gli ostacoli.
2. Sviluppo di strategie di coping
Il coaching può aiutare le persone a sviluppare strategie di coping efficaci per gestire lo stress e l’ansia. Queste strategie possono includere tecniche di rilassamento, gestione del tempo, risoluzione dei problemi e pratiche di mindfulness.
3. Supporto continuo e motivazione
Il supporto continuo di un coach può essere fondamentale per mantenere la motivazione e l’impegno verso il percorso di guarigione. Il coach può fornire incoraggiamento, feedback e responsabilità, aiutando i clienti a rimanere concentrati sui loro obiettivi.
4. Facilitazione dell’auto-scoperta
Il coaching può facilitare l’auto-scoperta, aiutando le persone a esplorare le loro esperienze, emozioni e valori. Questo processo può portare a una maggiore consapevolezza di sé e a una comprensione più profonda del proprio trauma.
5. Costruzione della resilienza
Un coach può aiutare i clienti a costruire la resilienza, sviluppando la capacità di adattarsi e recuperare dalle difficoltà. Questo può includere l’apprendimento di nuove abilità, il rafforzamento delle relazioni e la promozione di un atteggiamento positivo e proattivo.
Conclusioni
Superare il PTSD è un viaggio complesso e personale che richiede un approccio integrato. Le indicazioni di Bessel van der Kolk offrono una guida preziosa su come affrontare il trauma attraverso terapie basate sul corpo, interventi psicologici e cambiamenti nello stile di vita. Il coaching può essere un supporto aggiuntivo cruciale, offrendo piani di azione personalizzati, strategie di coping, supporto continuo, facilitazione dell’auto-scoperta e costruzione di resilienza.
Se hai subito traumi, malattie gravi, o la perdita di una persona cara, un coach specializzato può aiutarti a navigare queste sfide, offrendo supporto e guida nel tuo percorso di guarigione. Ricorda, non sei solo in questo viaggio, e con il giusto supporto, puoi trovare la strada verso la guarigione e il benessere. Se sei pronto per iniziare il tuo percorso, contattami.
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Rudolf Steiner: i 6 esercizi
PRIMO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL PENSARE O GIUSTO PENSIERO La prima condizione consiste nel conquistare un pensiero perfettamente chiaro. A questo scopo bisogna liberarsi – almeno per un breve momento della giornata, anche per cinque minuti (ma più il tempo è lungo, meglio è) – dei pensieri che si muovono come fuochi fatui. Bisogna diventare padroni del mondo dei propri pensieri. Non se n’è padroni fin quando uncondizionamento esteriore (la professione, una tradizione qualsiasi, le condizioni sociali, il fatto stesso di appartenere a un certo popolo, il momento della giornata, certi gesti che noi compiamo) ci detta un determinato pensiero e il modo stesso di svolgerlo. Durante quel breve momento di cui si è detto, con una volontà del tutto libera, dobbiamo svuotare la nostra anima del corso abituale e quotidiano dei pensieri e – di nostra propria iniziativa – porre un pensiero al centro della nostra anima. Non è necessario credere che debba essere un pensiero eccezionale o di particolare interesse. Il risultato interiore che ci si propone di raggiungere si ottiene meglio se, all’inizio, ci si sforza di scegliere un pensiero anche non interessante e il più insignificante possibile. La forza dell’attività propria del pensare – che è ciò che importa – viene da ciò maggiormente stimolata, mentre un pensiero che è interessante trascina da sé il pensare. E’ preferibile eseguire questo esercizio di controllo dei pensieri concentrandosi su uno spillo piuttosto che su Napoleone. Ci si dice: “Parto ora da questo pensiero e di mia personale iniziativa gli associo tutto ci. che gli si può ricollegare obiettivamente”. Alla fine dell’esercizio quel pensiero deve permanere nell’anima altrettanto vivo e colorito che all’inizio. Bisogna eseguire questo esercizio ogni giorno, almeno per un mese. Si può ogni giorno scegliere un nuovo pensiero ma anche conservare lo stesso pensiero per diversi giorni. Alla fine di un esercizio di questo genere bisogna cercare di prendere pienamente coscienza del sentimento interiore di fermezza e sicurezza che la sottile attenzione portata alla nostra anima ci farà presto rilevare. Poi si terminal’esercizio immaginando la propria testa e la linea mediana della schiena, come se si volesse riversare questo sentimento in tali parti del corpo. SECONDO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL VOLERE O GIUSTA AZIONE Dopo essersi esercitati così per un mese circa, ci si ponga un ulteriore proposito. Si tenti di immaginare una qualsiasi azione, che secondo il corso abituale delle proprie occupazioni non ci si sarebbe certamente mai proposti di compiere. Di questa azione si faccia di per sé un dovere quotidiano. Come azione da eseguire sarà bene scegliersi un’azione che possa essere compiuta ogni giorno per una durata più lunga possibile. Anche qui è meglio cominciare con un’azione insignificante, che occorre, per così dire, sforzarsi di compiere: per esempio, ci si può proporre di andare ad innaffiare in un preciso momento del giorno una pianta che si èacquistata. Dopo un certo periodo, a questa prima azione se ne deve aggiungere una seconda, poi una terza, eccetera, sempre che il compimento di tutti gli altri doveri ne offri la possibilità. Anche quest’esercizio deve essere eseguito per un mese. Durante questo secondo mese, tuttavia, bisogna il più possibile perseverare nell’esecuzione del primo esercizio, pur non facendone un dovere quasi esclusivo come nel primo mese. Non bisogna perderlo di vista: altrimenti ci si accorgerebbe ben presto che i frutti del primo mese si sono persi e che è ricominciato il solito vagare dei pensieri non controllati. Una volta acquisiti questi frutti, bisogna pertanto badare a non perderli. Dopo aver fatto esperienza di una tale azione scelta di propria iniziativa e compiuta come secondo esercizio, si prenda coscienza, attraverso un’attenzione sottile, del sentimento di impulso interiore verso l’agire, destatosi nell’anima e lo si riversi, per così dire, nel proprio corpo in modo da farlo discendere o fluire dalla testa al cuore. TERZO ESERCIZIO: CONTROLLO DEL SENTIRE, CHIAMATO ANCHE IMPERTURBABILITA’ O EQUANIMITA’ OVVERO GIUSTO SENTIMENTO Il nuovo esercizio che va posto al centro della vita durante il terzo mese è l’educazione a una certa equanimità di fronte alle oscillazioni tra piacere e dolore, gioia e sofferenza; la contrapposizione “esultanti di gioia e tristi fino alla morte” deve far posto, attraverso uno sforzo cosciente, a un’equanimità dell’anima. Si faccia attenzione al fatto che nessuna gioia cifaccia perdere la testa, che nessuna sofferenza ci schiacci, che nessuna esperienza vissuta ci trascini verso l’eccitazione o la collera smisurate, che nessuna attesa ci riempia di timore e di angoscia, che nessuna situazione ci faccia perdere il nostro equilibrio, eccetera. Non si tema, con questo esercizio, di far inaridire o impoverire l’anima; si noterà, al contrario, che grazie a questo esercizio, al posto di ciò che di solito si avverte sorgono qualità pure; soprattutto, attraverso un’attenzione sottile, si potrà scoprire in sé, nel proprio corpo, una condizione di calma interiore; si riversa questa calma nell’ organismo – come nei due casi precedenti – facendola irraggiare dal cuore verso le mani, i piedi e infine la testa. E’ evidente che, riguardo a quest’ultimo caso, non si può far ciò dopo ogni esercizio, perché non si tratta in fondo di un esercizio isolato, bensì di una attenzione costante diretta verso la vita interiore. Occorre però, almeno una volta al giorno, evocare dinanzi all’anima questa calma interiore ed esercitarsi a riversare, a far fluire questo sentimento dal cuore verso le mani, poi i piedi, infine la testa. Si continuerà a eseguire il primo e il secondo esercizio durante il terzo mese, come si è continuato il primo esercizio nel secondo mese. QUARTO ESERCIZIO: POSITIVITA’, CHIAMATA ANCHE TOLLERANZA O INDULGENZA OVVERO GIUSTO GIUDIZIO Nel quarto mese occorre seguire come nuovo esercizio quello chiamato “della positività”. Esso consiste nel ricercare costantemente in tutti gli esseri, in tutte le cose, in tutte le esperienze, ciò che di buono, di bello, di eccellente vi è contenuto. Ciò che meglio definisce questa qualità dell’anima è una leggenda persiana sul Cristo Gesù. Camminava lungo una via con i suoi discepoli, quando videro sul ciglio della strada, il cadavere di un cane in uno stato già avanzato di decomposizione. Di fronte a quel raccapricciante spettacolo i discepoli volsero lo sguardo dall’altra parte; solo il Cristo si fermò, guardò il cane con aria pensosa e disse: “Che bei denti aveva questo animale!”. Dove gli altri avevano visto soltanto una realtà ripugnante e sgradevole, egli vedeva il bello. Così il discepolo dell’esoterismo deve sforzarsi di cercare in ogni fenomeno e in ogni essere ciò che vi è di positivo. Noterà ben presto che sotto la coltre della ripugnanza si nasconde una certa bellezza; che sotto le sembianze di un criminale si nasconde qualcosa di buono; sotto le sembianze di un pazzo si cela in qualche modo un’anima divina. Questo esercizio si accostaa ciò che si chiama “astenersi dalla critica”. Non bisogna interpretare ciò come se si dovesse denominare nero il bianco e bianco il nero. Ma c’è una differenza tra un giudizio che nasce soltanto dalla reazione personale o dall’impressione personale di simpatia o antipatia e una tutt’altra attitudine secondo la quale ci si immerge con amore nel fenomeno o nell’essere che ci è dinanzi, chiedendosi ogni volta:”Com’è giunto a essere ciò che è, a fare quel che ha fatto?”. Questa attitudine spinge, del tutto spontaneamente, a sforzarsi di aiutare ciò che è imperfetto, piuttosto che biasimarlo o criticarlo soltanto. E’ priva di valore l’obiezione che, in moltecircostanze della vita umana, è necessario biasimare e giudicare, perché inogni caso queste condizioni di vita sono tali da impedire di seguire una vera disciplina occulta. Esistono, in effetti, numerose condizioni di vita che non consentono di seguire correttamente questa disciplina. In questo caso non bisogna voler conseguire con impazienza, nonostante tutto, queiprogressi che si possono realizzare soltanto in certe condizioni. Chiunqueabbia rivolto per un intero mese la sua attenzione al lato positivo di tuttociò che incontra noterà a poco a poco che nella sua interiorità affiora un sentimento che gli dà l’impressione che la sua pelle divenga permeabile in tutte le direzioni e che la sua anima si apra vastamente a tutti quei fatti segreti e sottili che gli si svolgono attorno e che prima fuggivano del tutto alla sua attenzione. Si tratta proprio di combattere contro la mancanza di attenzione che esiste in tutti di fronte a questi fatti sottili. Una volta osservato che questo sentimento si manifesta nell’anima sotto forma di felicità, si cerchi di dirigere questo sentimento, come fosse un pensiero, verso il cuore, di farlo fluire di là verso gli occhi e da questi ultimi verso l’esterno, nello spazio di fronte a sé e attorno a sé. Si noterà che si acquista così un’intima relazione con lo spazio. Si va oltre se stessi, ci si dilata, per così dire. 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